Sete di Parola di questa settimana

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Sete di Parola dal 22 al 28 giugno 2025

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Preleva Sete di Parola della  12ª Settimana  (22 – 28 giugno 2025)  del Tempo Ordinario dell’Anno C – (306 Kbyte)


12ª Settimana del Tempo Ordinario – CORPUS DOMINI – Anno C

a cura di Don Claudio Valente


Domenica 22 giugno 2025

CORPUS DOMINI

Liturgia della Parola > Gn 14,18-20; Sal 109; 1 Cor 11,23-26; Lc 9,11-17

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

 …è MEDITATA

Dopo una giornata dedicata ad annunciare il Vangelo, a sanare, guarire, dare perdono e speranza, Gesù sfama anche fisicamente la gente accorsa attorno a lui con il miracolo del pane condiviso e moltiplicato. Non solo quel giorno, ma tutta la vita di Gesù è stata consumata, spesa per il Regno. I suoi gesti, la sua Parola, la sua Presenza hanno saziato e sfamato chi si rivolgeva a lui con fede. Tutto è stato poi contenuto, racchiuso in quell’ultima cena terrena in cui, prendendo e spezzando ancora una volta il pane, offrendo il vino, Gesù ha reso eterno il suo donarsi estremo, totale, definitivo sull’altare della Croce. Lui è il vero Pane di Vita. Di quella Vita che è venuto a donarci e a donarci in abbondanza! Così questa solennità ci stimola a vivere con sempre più rinnovata fede e stupore questa presenza reale di Gesù nel Sacramento eucaristico soprattutto quando ci accostiamo a lui, ci nutriamo di lui. Gesù dà se stesso da mangiare! Lui però ci invita, ci coinvolge in questa dinamica di amore-dono: “Voi stessi date loro da mangiare”. Non un po’ di tempo, di attenzione, non un po’ di soldi, non le briciole … ma voi stessi, le vostre persone, interamente, per sfamare la fame e la sete materiale e spirituale dei vostri fratelli che vi circondano. Così come ha fatto Gesù. “Fate questo in memoria di me”.

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Amore di Cristo per noi: ecco l’Eucaristia. Amore che si dona, amore che rimane, amore che si comunica, amore che si moltiplica, amore che si sacrifica, amore che ci unisce, amore che ci salva. Paolo VI, Omelia Corpus Domini, 28 maggio 1970

…è PREGATA

Signore Gesù Cristo,
che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa’ che adoriamo con viva fede
il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue,
per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.

 …mi IMPEGNA

Il primo passo verso il miracolo, condivisione piuttosto che moltiplicazione, è una improvvisa inversione che Gesù imprime alla direzione del racconto: Date loro voi stessi da mangiare. Un verbo semplice, asciutto, pratico: date.
Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, fattivo, di mani: dare (Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio (Gv 3,16), non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici (Gv 15,13).
La sorpresa è che poco pane condiviso, che passa di mano in mano, diventa sufficiente; che la fine della fame non consiste nel mangiare da solo, voracemente, il proprio pane, ma nel condividerlo, spartendo il poco che hai: due pesci, il bicchiere d’acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po’ di tempo e un po’ di cuore. La vita vive di vita donata. Se facessimo così ci accorgeremmo che il miracolo è già accaduto, è in una prodigiosa moltiplicazione: non del pane ma del cuore.

 


Lunedì 23 giugno 2025

Liturgia della Parola > Gn 12,1-9  Sal 32  Mt 7,1-5

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

…è MEDITATA

Siamo tutti portati a giudicare e quando lo facciamo molto spesso, commettiamo un grave errore. Per dirla con il linguaggio assai realistico e vivido usato da Gesù, è come se noi ci mettessimo una «trave» nell’occhio che ci rende ciechi, sia nei nostri confronti e sia nei confronti dei fratelli. Il Signore invece ci invita alla misericordia, alla solidarietà, alla condivisione. Quando c’è questo atteggiamento di bontà, questa disponibilità a caricarsi dei fardelli altrui, non si giudica più, né si critica: si aiuta e basta! Il Signore ci chiede di giudicare con correttezza, con misericordia, senza astio, senza rabbia, mettendoci nei panni degli altri. Guardare la trave che portiamo nel nostro occhio, significa evitare di salire sullo scranno del giudice, del saccente, per accomodarci, invece, in quello accanto al fratello che sbaglia. Quanto è difficile confrontarsi con una persona che ci giudica! Quanto è liberante avere a che fare con qualcuno che, invece capisce i tuoi sbagli perché lui per primo li ha commessi! Impegniamoci, in questa settimana, a giudicare gli eventi, gli altri e noi stessi col metro con cui li giudica Dio: con benevolenza, con compassione, con comprensione e verità. Solo se autentici, solo togliendo la maschera della nostra ipocrisia potremo incontrare le persone nel loro intimo.

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Un giorno un giovane andò dall’eremita e disse: «Padre non andrò mai più in chiesa!»L’eremita gli chiese il perché.
Il giovane rispose: «Eh! Quando vado in chiesa vedo la sorella che parla male di un’altra sorella; il fratello che non legge bene; il gruppo di canto che è stonato come una campana; le persone che durante le messe guardano il cellulare, e tante altre cose sbagliate che vedo fare in chiesa.»Gli disse l’eremita: «Va bene. Ma prima voglio che tu mi faccia un favore: prendi un bicchiere pieno d’acqua e fai tre giri per la chiesa senza versare una goccia d’acqua per terra. Dopo di che, puoi lasciare la chiesa.»
E il giovane pensò: troppo facile! E fece tutti e tre i giri come l’eremita gli aveva chiesto. Quando ebbe finito ritornò dall’eremita: «Ecco fatto, padre…»
E l’eremita rispose: «Quando stavi facendo i giri, hai visto la sorella parlare male dell’altra?» Il giovane: «No!»
«Hai visto la gente lamentarsi?» Il giovane: «No!»«Hai visto qualcuno che sbirciava il cellulare?» Il giovane: «No!»
«Sai perché? Eri concentrato sul bicchiere per non far cadere l’acqua. Lo stesso è nella nostra vita. Quando il nostro sguardo sarà unicamente rivolto a Gesù Cristo, non avremo tempo di vedere gli errori delle persone

 …è PREGATA

Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensar male di nessuno, per non giudicare prima del tempo, per non sentir male, per non supporre, né interpretar male, per non profanare il santuario sacro delle intenzioni.Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole.Dacci di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolarità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire il silenzio. Semina nelle nostre viscere fibre di delicatezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per riverirci l’uno con l’altro, come avremmo fatto con te. Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettarci sempre. Ignacio Larrañaga

…mi IMPEGNA

Tutto quello che di bello vorremmo vedere al mondo dobbiamo trovarlo innanzitutto dentro di noi. E tutto quello che di brutto vorremmo non ci fosse al mondo dobbiamo sradicarlo innanzitutto da dentro di noi. Ma non c’è bisogno di andare con il pensiero alle grandi guerre o agli squilibri climatici, a volte i cambiamenti che desideriamo riguardano casa nostra, le nostre famiglie, la cerchia dei nostri amici. Più che accumulare malcontento dovremmo cominciare a dire come io posso cambiare affinché tutto cambi. Io sono il vero inizio di ogni cambiamento. Io innanzitutto. In fondo è buonsenso: non puoi pretendere dagli altri ciò che non sei disposto a fare tu per primo.  

 


Martedì 24 giugno 2025

Natività di San Giovanni Battista

Liturgia della Parola > Is 49,1-6; Sal 138; At 13,22-26; Lc 1,57-66. 80

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

 …è MEDITATA

Dai «Discorsi» di sant’Agostino,
La Chiesa festeggia la natività di Giovanni, attribuendole un particolare carattere sacro. Di nessun santo, infatti, noi celebriamo solennemente il giorno natalizio; celebriamo invece quello di Giovanni e quello di Cristo. Giovanni però nasce da una donna avanzata in età e già sfiorita. Cristo nasce da una giovinetta vergine. Il padre non presta fede all’annunzio sulla nascita futura di Giovanni e diventa muto. La Vergine crede che Cristo nascerà da lei e lo concepisce nella fede. Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l’Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni» (Lc 16, 16). Rappresenta dunque in sé la parte dell’Antico e l’annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l’Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all’arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire l’accaduto per spiegare l’immagine della realtà. Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora riacquista la parola. Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso, non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1, 19). E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è voce per un po’ di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno fin dal principio.

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Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre
ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua farètra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».

…è PREGATA

O Dio, che hai suscitato san Giovanni Battista per preparare a Cristo Signore un popolo ben disposto,concedi alla tua Chiesa la gioia dello Spirito,e guida tutti i credenti sulla via della salvezza e della pace.

 …mi IMPEGNA

La forza profetica di Giovanni è proprio questa: non possiamo più giocare alle mezze misure o accontentarci. Siamo chiamati alla verità. Verità sulla nostra vita, sul nostro cuore, sulle nostre relazioni, sulle cose di cui ci circondiamo, su come investiamo il tempo, sull’uso del denaro…
Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se è sei mesi che non parli con tuo fratello? Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se ti circondi di cose assolutamente inutili e sai che vicino a te c’è una famiglia che fa fatica a riempirei piatti della cena? Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se passi più tempo su facebook che a giocare a calcio con il tuo bimbo?
Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se fai fatica a ricordare l’ultima volta che ti sei preso un po’ di tempo per leggere una pagina del Vangelo?
La forza profetica di Giovanni ci chiama a fare un salto di qualità, a imboccare il sentiero impegnativo e bellissimo della conversione. Non importa quante volte hai sbagliato strada, non importa quante volte sei caduto. La voce del Battista ti indica la via. La mano del Rabbì è pronta a rialzarti.

 


Mercoledì 25 giugno 2025

Liturgia della Parola, > Gn 15,1-12.17-18; Sal 104; Mt 7,15-20

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

 …è MEDITATA

È  un male antico quello di travestirsi da buoni, da giusti, da moralisti, da praticanti, ma la verità è che molto spesso uno che ostenta qualcosa è perché fondamentalmente non ce l’ha. Non si può ostentare bontà, povertà, umiltà, senza cadere nel ridicolo, infatti chi usa queste cose per vantarsi solitamente non è né buono, né povero, né umile. Gesù dice che “dai frutti li riconoscerete”, ma vorrei aggiungere che c’è anche qualche altro modo per accorgercene. Diffidate di chi si prende troppo sul serio, di chi non sa sorridere di se stesso, di chi fa finta di ascoltare ma parla solo lui, di chi dà troppe pacche sulle spalle facendoti sentire sempre un po’ sbagliato. I falsi profeti hanno sempre tutto chiaro per questo odiano il confronto, non dialogano ma sentenziano, non uniscono ma uniformano. Ecco perché il Vangelo non ha paura a dire che di persone così non ci si può fare nemmeno un buon fuoco, ma solo fuoco di scarto, quello che i contadini accendono per smaltire i rifiuti delle piante, i rami secchi e le foglie morte:
“Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere”. Per questo, arrivata la sera, quando facciamo il nostro esame di coscienza, dovremmo attraversare con coraggio tutte le foglie di cui siamo fatti, tutta l’apparenza di cui siamo rivestiti, e cercare almeno un frutto che dica che quella giornata non è stata sprecata. E se non ne troveremo nemmeno uno, almeno avere l’umiltà di offrire al Signore il nostro niente senza credere che il fumo di cui tanto spesso è piena la nostra vita possa ingannare anche Lui. Gesù loda chi ammette la propria miseria, ha invece in grande antipatia gli ipocriti. Deponiamo le maschere da pecora e lasciamo che il lupo si converta.

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 C’è un criterio che ci aiuta a riconoscere le false profezie. Esse infatti immiseriscono il cuore e le vita rendendola senza frutti buoni per sé e per gli altri. Se il cuore è pieno di se stessi non potrà dare frutti di amore. Al contrario, tagliando i rami dell’egoismo e lasciando operare il Vangelo, si porteranno frutti di opere buone.

…è PREGATA

Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Cosi egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’altoun sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace.

 …mi IMPEGNA

La fede, anche retta, non basta per fare un santo, un uomo retto, se non opera nell’amore.       San Bernardo

 


Giovedì 26 giugno 2025

Liturgia della Parola > Gn 16,1-12. 15-16; Sal 105; Mt 7,21-29

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

 …è MEDITATA

Si conclude oggi, con questo brano, “il discorso della montagna” del Vangelo di Matteo. Gesù ci ha proposto il cuore del suo messaggio, ma sa che lo potremmo accogliere in maniera esteriore, superficiale. Ci invita, così, ad essere persone “sagge”, che cercano di accogliere la sua Persona e la sua Parola in modo concreto, profondo, vitale. Sappiamo, a volte, storie di opere murarie molto appariscenti. Dopo un po’ crollano, più o meno fragorosamente, più o meno improvvisamente. Sono state costruite in luoghi sbagliati, sono state costruite male: senza fondamenta, con cemento alterato… Ci sono, invece, case, costruzioni, vite magari modeste ma che nel luogo o nel modo con cui sono state costruite resistono serenamente e saldamente all’usura del tempo e delle varie intemperie. Dove sono poste le fondamenta della nostra vita? Sulle zone franose di interessi meschini? Sulle sabbie mobili di una pseudo-spiritualità? Su una sequela incostante, emotiva, formale? Se abbiamo scoperto la linfa viva e vivificante della vita con Cristo e in Cristo lì affondiamo le nostre radici. Se abbiamo scoperto la Roccia dell’Amore fedele di Dio lì aderiamo, lì aggrappiamoci quando le correnti della nostra incostanza, delle nostre paure, della nostra poca fede, delle varie tentazioni vorrebbero travolgerci e trascinarci nel loro vortice. La nostra potrà essere e rimanere una piccola vita, di giovani, di papà, di mamme, di sacerdoti, di religiose, ma una vita resa grande e bella perché partecipe della Grandezza e della Bellezza di Dio. Solido e sicuro punto di riferimento per tutti.

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Grazia a buon prezzo è annunzio del perdono senza pentimento, è battesimo senza disciplina di comunità, è Santa Cena senza confessione dei peccati, è assoluzione senza confessione personale. Grazia a buon prezzo è grazia senza che si segua Cristo, grazia senza croce, grazia senza il Cristo vivente, incarnato. Grazia a caro prezzo è il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale l’uomo va e vende tutto ciò che ha, con gioia; la perla preziosa, per il cui acquisto il commerciante dà tutti i suoi beni; la Signoria di Cristo, per la quale l’uomo si cava l’occhio che lo scandalizza, la chiamata di Gesù Cristo che spinge il discepolo a lasciare le sue reti e a seguirlo. Grazia a caro prezzo è l’Evangelo che si deve sempre di nuovo cercare, il dono che si deve sempre di nuovo chiedere, la porta alla quale si deve sempre di nuovo picchiare. È a caro prezzo perché ci chiama a seguire, è grazia, perché chiama a seguire Gesù Cristo; è a caro prezzo, perché l’uomo l’acquista al prezzo della propria vita, è grazia, perché proprio in questo modo gli dona la vita; è cara, perché condanna il peccato, è grazia, perché giustifica il peccatore. La grazia è a caro prezzo soprattutto perché è costata molto a Dio; a Dio è costata la vita del suo Figliolo – “siete stati comperati a caro prezzo” – e perché per noi non può valere poco ciò che a Dio è costato caro. È soprattutto grazia, perché Dio non ha ritenuto troppo caro il suo Figlio per riscattare la nostra vita, ma lo ha dato per noi. La grazia è a caro prezzo perché aggioga l’uomo costringendolo a seguire Gesù Cristo, ma è grazia il fatto che Gesù ci dice: “Il mio giogo è soave e il mio peso leggero”.  D. Bonhoeffer (1906-1945)

…è PREGATA

Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. 

…mi IMPEGNA

Accogliamo la parola, allora, facciamola diventare pietra salda su cui costruire ogni scelta, senza fanatismi e senza paure. Allora saremo pronti – a Dio piacendo – ad affrontare le difficoltà. Al discepolo la sofferenza non è evitata e la sua vita non è un arido deserto o un comodo rifugio: anche a lui è chiesto dalla vita di affrontare le difficoltà, senza favoritismi, senza sconti. Ma il discepolo che ha accolto la Parola sa che, restando ancorato alla roccia, la costruzione della sua vita non crollerà miseramente. 
Rendici non solo ascoltatori, ma appassionati esecutori della tua Parola, Signore, perché le tempeste della vita non facciano crollare la nostra fede.

 


 Venerdì 27 giugno 2025

Sacratissimo Cuore di Gesù

Liturgia della Parola > Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5-11; Lc 15,3-7

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

…è MEDITATA

Nel giorno in cui ricordiamo il Cuore squarciato e aperto di Gesù, ci viene proposto un brano tratto dal cuore del Vangelo di Luca. Il cap. 15, infatti, contiene le tre celebri parabole della misericordia: quella di oggi, del pastore che va in cerca della pecora perduta, quella della donna che spazza con cura la sua casa alla ricerca della moneta caduta e poi la perla delle parabole, quella del figliol prodigo. Questi racconti hanno una premessa: la durezza ostinata dei farisei al comportamento sconvolgente di Gesù che non disdegna di stare in compagnia dei peccatori e di mangiare con loro. Il cuore dell’uomo, il nostro cuore è sempre più piccolo di quello del Signore e non basterà una vita perché Lui ci aiuti a renderlo come il suo, a metterlo dentro il suo. Noi stentiamo a capire e ad incarnare tutto ciò. E questo sempre, lungo il corso della nostra vita personale ed ecclesiale. Così, nella Francia del XVII sec. dilagava la corrente eretica del Giansenismo. Una dottrina teologico-spirituale che presentava un cristianesimo freddo, rigido, un Dio più giudice che padre amorevole. In quel clima così poco evangelico Gesù si rivela ad una semplice suora visitandina, Santa Margherita Maria Alacoque, e, mostrandogli il suo cuore trafitto, dice “Ecco quel cuore che ha tanto amato il mondo …”. Si forma e si diffonde una nuova ondata di freschezza evangelica che non solo travolge il Giansenismo ma che, giungendo fino ai nostri giorni, risottolinea le insondabili ricchezze di amore, compassione, fiducia che promanano dal Cuore misericordioso di Cristo. I gesuiti, in particolare, si faranno paladini di questo messaggio. Dio non mi ama, non ci ama perché siamo buoni e belli. Siamo buoni e belli perché Dio ci ama! È per questo che oggi è una grande solennità per la vita nostra, della Chiesa e del mondo!

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Quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. San paolo

 …è PREGATA

Sacro Cuore di Gesù, confido in Te!;
Gesù mite ed umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo!; 
O Dio, pastore buono,che manifesti la tua onnipotenza
nel perdono e nella compassione,
raduna i tuoi figli dispersie ristorali al torrente della grazia
che sgorga dal Cuore del tuo Figlio,
perché sia festa grande nell’assemblea dei santi.

 …mi IMPEGNA

 LETTERA ENCICLICA “DILEXIT NOS” DEL SANTO PADRE
FRANCESCO SULL’AMORE UMANO E DIVINO DEL CUORE DI GESÙ CRISTO

Oggi tutto si compra e si paga, e sembra che il senso stesso della dignità dipenda da cose che si ottengono con il potere del denaro. Siamo spinti solo ad accumulare, consumare e distrarci, imprigionati da un sistema degradante che non ci permette di guardare oltre i nostri bisogni immediati e meschini. L’amore di Cristo è fuori da questo ingranaggio perverso e Lui solo può liberarci da questa febbre in cui non c’è più spazio per un amore gratuito. Egli è in grado di dare un cuore a questa terra e di reinventare l’amore laddove pensiamo che la capacità di amare sia morta per sempre.
Ne ha bisogno anche la Chiesa, per non sostituire l’amore di Cristo con strutture caduche, ossessioni di altri tempi, adorazione della propria mentalità, fanatismi di ogni genere che finiscono per prendere il posto dell’amore gratuito di Dio che libera, vivifica, fa gioire il cuore e nutre le comunità. Dalla ferita del costato di Cristo continua a sgorgare quel fiume che non si esaurisce mai, che non passa, che si offre sempre di nuovo a chi vuole amare. Solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità.
Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!

 


Sabato 28 giugno 2025

CUORE IMMACOLATO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Liturgia della Parola > Lc 2,41-51

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

 …è MEDITATA

  O Madre degli uomini e dei popoli, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo,  accogli il nostro grido che,  come mossi dallo Spirito Santo,  rivolgiamo direttamente al tuo cuore  e abbraccia, con l’amore della madre e della serva,  questo nostro mondo umano,  che ti affidiamo e consacriamo,  pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna  degli uomini e dei popoli.  Davanti a te, Madre di Cristo,  dinanzi al tuo cuore immacolato, io desidero oggi, insieme, con tutta la Chiesa, unirmi al Redentore nostro nella sua consacrazione  per il mondo e per gli uomini, la quale solo nel suo cuore ha la potenza  di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.
Aiutaci a vincere la  minaccia del male… Dalla fame e dalla guerra, liberaci!  Dai peccati contro la vita  dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!   Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!  Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale,  nazionale ed internazionale, liberaci!  Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!  Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! Liberaci! Accogli, o Madre di Cristo, questo grido  carico della  sofferenza di intere società!  Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo,  l’infinita potenza dell’amore misericordioso.  Che esso fermi il male e trasformi le coscienze. Nel tuo cuore immacolato   si sveli per tutti la luce della speranza! Amen.

…è PREGATA

O Dio, che hai preparato una degna dimora dello Spirito Santo nel cuore della beata Vergine Maria, per sua intercessione concedi a noi di essere tempio vivo della tua gloria.  Per il nostro Signore Gesù Cristo.

…mi IMPEGNA

O Cuore Immacolato di Maria, colmo di bontà, mostra il Tuo amore verso di noi. La fiamma del Tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini.Noi Ti amiamo immensamente. Imprimi nei nostri cuori il vero amore così che abbiamo un continuo desiderio di Te.
O Maria, mite e umile di cuore, ricordati di noi quando pecchiamo. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci, per mezzo del Tuo Immacolato e Materno Cuore, di guarire da ogni malattia spirituale. Fa’ che sempre possiamo guardare la bontà del Tuo Cuore Materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del Tuo Cuore.

 

 


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