Sete di Parola di questa settimana

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Sete di Parola dall’ 8 al 14 dicembre 2024

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   Preleva Sete di Parola della  2ª Settimana  (7- 14 dicembre 2024)  del Tempo Ordinario dell’Anno B (87 Kbyte)


2ª Settimana del Tempo di Avvento – Anno C 

a cura di Don Claudio Valente


Domenica 8 dicembre 2024

IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Liturgia della Parola > Gn 3,9-15. Dal Sal 97 (98). Ef 1,3-6.11-12. Lc 1,26-38

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

 …è MEDITATA

L’angelo Gabriele, lo stesso che «stava ritto alla destra dell’altare del profumo, è volato via dall’incredulità di Zaccaria, via dall’immensa spianata del tempio, verso una casetta qualunque, un monolocale di povera gente. Straordinario e sorprendente viaggio: dal sacerdote anziano a una ragazza, dalla Città di Dio a un paesino senza storia della meticcia Galilea, dal sacro al profano. Il cristianesimo non inizia al tempio, ma in una casa. La prima parola dell’angelo, il primo “Vangelo” che apre il vangelo, è: rallegrati, gioisci, sii felice. Apriti alla gioia, come una porta si apre al sole: Dio è qui, ti stringe in un abbraccio, in una promessa di felicità. Le parole che seguono svelano il perché della gioia: sei piena di grazia. Maria non è piena di grazia perché ha risposto “sì” a Dio, ma perché Dio per primo ha detto “sì” a lei, senza condizioni. E dice “sì” a ciascuno di noi, prima di qualsiasi nostra risposta. Che io sia amato dipende da Dio, non dipende da me. Quel suo nome, “Amata-per-sempre” è anche il nostro nome: buoni e meno buoni, ognuno amato per sempre. Piccoli o grandi, tutti continuamente riempiti di cielo. Il Signore è con te. Quando nella Bibbia Dio dice a qualcuno “io sono con te” gli sta consegnando un futuro bellissimo e arduo. Lo convoca a diventare partner della storia più grande. Darai alla luce un bimbo, che sarà figlio della terra e figlio del cielo, figlio tuo e figlio dell’Altissimo, e siederà sul trono di David per sempre. La prima parola di Maria non è il “sì” che ci saremmo aspettati, ma la sospensione di una domanda: come avverrà questo? Matura e intelligente, vuole capire per quali vie si colmerà la distanza tra lei e l’affresco che l’angelo dipinge, con parole mai udite… Porre domande a Dio non è mancare di fede, anzi è voler crescere nella consapevolezza.  La risposta dell’angelo ha i toni del libro dell’Esodo, di una nube oscura e luminosa insieme, che copre la tenda, la riempie di presenza. Ma vi risuona anche la voce cara del libro della vita e degli affetti: è il sesto mese della cugina Elisabetta. Maria è afferrata da quel turbinio di vita, ne è coinvolta: ecco la serva del Signore. Nella Bibbia la serva non è “la domestica, la donna di servizio”. Serva del re è la regina, la seconda dopo il re: il tuo progetto sarà il mio, la tua storia la mia storia, Tu sei il Dio dell’alleanza, e io tua alleata. Sono la serva, e dice: sono l’alleata del Signore delle alleanze.
Come quello di Maria, anche il nostro “eccomi!” può cambiare la storia. Con il loro “sì” o il loro “no” al progetto di Dio, tutti possono incidere nascite e alleanze sul calendario della vita.

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La solennità dell’Immacolata è un invito forte a mettere al centro della nostra riflessione la grazia di Dio.
Se Maria può accogliere la vocazione di madre del Messia, non è certo per i meriti acquisiti sul campo di battaglia, ma per il progetto d’amore di Dio. L’angelo la saluta come “piena di grazia” e non come “piena di meriti”.
Al centro c’è il gratis di Dio nel quale “tutto è possibile”.
E’ un gratis che sorprende. E’ un progetto d’amore che scardina i nostri canoni e i nostri parametri di valutazione. Dio sceglie l’insignificante Nazareth, e non una grande e ricca capitale; sceglie la piccola Maria, e non la figlia di un grande condottiero; sceglie il falegname Giuseppe, e non un importante uomo d’affari.
E’ una logica che attraversa tutta la Scrittura Sacra. Le chiamate di Dio sovvertono le attese e non prevedono addestramento. La Sua Parola lancia i prescelti nella storia con la forza della Sua grazia.

…è PREGATA

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia.

 …mi IMPEGNA

Anche in noi è all’opera la delicata potenza della Sua misericordia. Anche in noi è possibile il miracolo della novità. Non siamo condannati ai nostri errori, non siamo blindati alle nostre povertà. La grazia di Dio, se glielo permettiamo, ci lancia su sentieri nuovi e promettenti.

Questa sosta in compagnia di Maria ci ricorda che davanti a Dio non dobbiamo essere i migliori, gli splendidi, i primi della classe; che almeno davanti a Lui non contano né le carte di credito, né i titoli di studio o gli amici influenti. Davanti a Dio conta l’amore, l’umiltà, la disponibilità a lasciarsi plasmare e riplasmare dalla Sua mano. Come oggi ci ricorda Maria, davanti a Dio conta la docilità alla Parola che ci porta ad allentare la presa, a perdere il controllo, a lasciarci portare dal soffio dello Spirito.

L’esempio di Maria è un antibiotico potente contro il terribile virus della sedentarietà della vita cristiana. “Non temere“, dice l’angelo a Maria e a ciascuno.
Non temere di offrire gratis quel perdono tanto atteso.
Non temere di rispondere con l’amore all’indifferenza.
Non temere di ricominciare da capo: tu non sei i tuoi errori.
Non temere nel donarti con il tuo “Sì” a chi ti ama e ti attende.
Non temere perché il Signore è con te.

 


Lunedì 9 dicembre 2024

Liturgia della Parola > Is 35,1-10; Sal 84; Lc 5,17-26

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.  Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.  Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».  Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.  Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

…è MEDITATA

“Vista la loro fede”, Gesù guarì il paralitico. Il miracolo si realizza per la fede degli amici di quel paralitico; una fede fatta di amore, di tenacia, di perseveranza e persino di astuzia. Arrivano a scoperchiare il tetto pur di portare il loro amico davanti a Gesù. Ecco cosa provoca l’alleanza tra i discepoli di Gesù e i poveri. I discepoli pongono al centro della scena quel malato, un centro che non è solo fisico, ma del cuore. E Gesù, vedendo la loro fede, vedendo il loro amore, guarisce quel paralitico in modo pieno, ancor più, di quanto essi si aspettino. Rivolgendosi infatti a quell’uomo gli dice: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Nessuno dei presenti aveva cercato questo. Semmai, gli amici volevano la guarigione del corpo e i farisei solo questa aspettavano, non per amore di quel malato ma per poter screditare Gesù. Ma Gesù va oltre il corpo e vede anche il cuore di quel paralitico, ossia il bisogno che ha di essere perdonato, accolto, amato. E gli dona sia la salute del corpo che quella del cuore. Potremmo dire che non di solo pane vive il povero, ma anche di amore. Il gruppo di amici che riescono ad introdurlo davanti a Gesù attraverso il tetto forse rappresentano la Chiesa così come dovrebbe sempre essere, o ancora rappresentano la creatività dell’amore che trova sempre modi originali per ottenere un risultato.

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Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete!  Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina.  Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua.

…è PREGATA

O Padre, che fai germogliare anche la terra arida, fa’ che, rinnovati profondamente dal tuo perdono, possiamo lodarti dinanzi agli uomini per la tua potenza e il tuo amore misericordioso

 …mi IMPEGNA

L’immobilità più penosa non è quella del corpo, ma piuttosto quella causata dal peccato. Mentre siamo in cammino verso la grotta di Betlemme, è urgente per noi recuperare l’interiore libertà dello spirito con una completa purificazione che solo la misericordia divina può garantirci. Chiediamo la sua misericordia. Quanti sacerdoti attendono in confessionale per ripeterci la frase detta da Gesù: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati».

 


Martedì 10 dicembre 2024

Liturgia della Parola  > Is 40,1-11; Sal 95; Mt 18,12-14

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

 …è MEDITATA

La Misericordia di Dio si mostra qui a noi nella sua ostinata tenerezza, tenacemente intenta ad accogliere nelle sue infinite braccia anche l’ultima pecorella, quella che si attarda per la via o che perde la direzione giusta lungo il cammino, per distrazione o per stanchezza, affaticata dal peso dei giorni o troppo spesso confusa da mille false attrattive. Quale conforto allora ci sovviene nel ritrovarci accanto un Pastore e Padre disposto ad attenderci con pazienza, continuamente pronto a venirci a cercare anche quando vorremmo nasconderci a noi stessi ed agli altri, ed a portare infine sulle sue robuste e vigorose spalle tutto il pesante fardello del nostro limite, della nostra incapacità a sostenere a lungo uno sguardo buono sulle cose, e delle mille cadute che il nostro essere uomini comporta.

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Agli occhi di Dio siamo tutti questa unica pecorella speciale. Ognuno è guardato con la predilezione con cui il pastore tratta questa pecora. Ognuno deve arrivare fino al punto da sperimentare questa sua unicità. È l’esperienza più vera dell’amore, infatti chi si sente amato sente di essere unico. L’amore non è mai l’esperienza di sentirsi semplicemente trattati come tutti gli altri, ma è l’esperienza di sentire una preferenzialità. Un uomo quando ama una donna la guarda con occhi diversi, così come una donna quando ama un uomo lo guarda con una preferenzialità differente. Se diciamo di essere amati da Dio è troppo sentirci creature come tutti gli altri, dobbiamo lasciare che lo Spirito (ecco la vita spirituale!) ci faccia vivere questa predilezione fino al punto di lasciare che essa ci cambi. 

…è PREGATA

Noi ti ringraziamo, o Signore, perché nel tuo Vangelo ti manifesti a noi come misericordia che ci cerca, cerca tutti gli uomini(…) Ti ringraziamo, Padre, perché stai cercando e cerchi ciascuno di noi; ci vuoi continuamente rifare, riabilitare, reintegrare in una coscienza pura, in una autenticità limpida di Vangelo, in una serenità di accettazione del tuo disegno (…). Fa’, o Signore, che ci lasciamo cercare da te fin nel fondo di noi stessi, che non facciamo resistenza alla ricerca, che ci apriamo alla lampada con la quale tu scruti le fessure del nostro pavimento per ritrovare quel qualcosa di noi che ancora deve essere valorizzato.

 …mi IMPEGNA

Gesù conosce le pecore per nome, una per una; e ha attenzione per ciascuna. E’ il vero buon pastore. Per lui ogni pecora ha un valore assoluto: una vale come tutte le altre. E’ un grande insegnamento per le nostre comunità cristiane perché non perdiamo quel clima di familiarità proprio dell’amore vero. Lo sguardo di Dio si posa su ogni persona e di ciascuno si prende cura. Ecco di che qualità è l’amore che deve regnare nella vita delle comunità cristiane; un amore che davvero non conosce né limiti né misure. Ogni discepolo deve avere la stessa cura per ciascun fratello e ciascuna sorella. È da un amore come questo che nasce la gioia e la festa della fraternità.

 


Mercoledì 11 dicembre 2024

Liturgia della Parola > Is 40,25-31; Sal 102; Mt 11,28-30

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 …è MEDITATA

Chi è mite ed umile di cuore sente una attrattiva irresistibile per le parole di Gesù, il quale ci invita ad andare a Lui senza timore, per trovarvi il ristoro: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Dove potremo trovar riposo se non presso il Signore? Abbiamo una grazia grandissima! Questa fonte che ci ristora dalle nostre fatiche, non è lontana da noi: la troviamo in chiesa, presso ogni Tabernacolo dove è custodito il Santissimo Sacramento. È lì che Gesù ci aspetta. L’umile di cuore avverte chiaramente questo invito e non indugia. Il superbo, al contrario, vaga per le strade di questo mondo, ansimante e agitato, e non riesce a trovare riposo. Se comprendessimo davvero che Gesù ci aspetta, non lo faremmo attendere così tanto e non lo lasceremmo solo nelle nostre chiese. Come una fonte limpida e tranquilla ristora il viandante che da lungo tempo cammina; così la Presenza eucaristica di Gesù dona a noi sempre nuove energie per affrontare il peso della giornata, serenamente, con la pace nel cuore.

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Il senso di non farcela o di sentirsi schiacciati è un esperienza che prima o poi si affaccia nella nostra vita. In quei momenti nessuna parola o ragionamento ci è di aiuto, ma sentirsi presi a cuore da qualcuno aiuta molto. L’esperienza di fede non è solo trovare una chiave di lettura alla vita, ma è sperimentare un misterioso abbraccio che ci prende a cuore soprattutto quando le forze vengono meno.

…è PREGATA

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
 Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.  Egli per- dona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.  Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

 …mi IMPEGNA

Prendere il suo giogo indica lo smettere di vivere le cose da soli, poggiandosi sulle nostre sole forze; la potenza della fede è sapere di non essere soli, di poter vivere “insieme” a Cristo qualunque circostanza della nostra vita. La seconda cosa è la mansuetudine e l’umiltà, cioè la scelta di non vivere in continua agitazione e ribellione, ma con l’atteggiamento di chi affronta ciò che ha dinanzi senza perdere tempo nel lamentarsene. Vivere così alleggerisce la vita.

 


Giovedì 12 dicembre 2024

Liturgia della Parola > Is 41,13-20; Sal 144; Mt 11,11-15

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

…è MEDITATA

Può apparentemente sembrare un elogio della violenza quello fatto dal Vangelo di oggi, ma in realtà dietro queste parole apparentemente così ambigue si nasconde un segreto. Quando una persona desidera qualcosa di buono e di grande, deve anche fare i conti con se stesso, la propria pigrizia, la propria accidia. Se vuoi diventare bravo in uno sport devi anche sottoporti agli allenamenti. Una parte di noi non vuole mai faticare, non vuole mai prendersi la responsabilità di qualcosa, non vuole mai fare fatica, ma il segreto è sapersi “forzare” per ciò che conta. In questo senso “i violenti” se ne impossessano, non perché il Vangelo ci chiede di farci del male, ma ci chiede di “forzare” la mano su noi stessi, sulla mollezza del nostro carattere, sulla tentazione di rimandare. In questo senso Giovanni Battista è il profeta giusto, perché in fondo Giovanni Battista chiedeva una cosa molto semplice: fare la nostra parte, tirare fuori il nostro carattere. Senza questa consapevolezza rischiamo di sprecare anche la Grazia di Dio.

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Gesù ci ricorda che per credere ci vuole forza e coraggio. E che credere comporta una lotta contro la violenza dentro e accanto a noi. La fede non è affare di mezze calzette ma di persone che sanno scegliere e che vogliono conoscere e che sanno mettersi in discussione. Il nostro tempo ha urgente bisogno di credenti motivati e determinati. Come Giovanni.

…è PREGATA

Signore, che hai glorificato santa Lucia con la corona della verginità e del martirio, donaci una forza nuova perché superiamo ogni male e raggiungiamo la gloria del cielo.

 …mi IMPEGNA

Il Regno subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. È vero, ha ragione il Signore, se abbiamo il coraggio di accogliere il Vangelo, se lasciamo che illumini la nostra vita, oltre che la nostra anima, allora succede un bel guaio. Vivere le beatitudini, ad esempio, provoca un vero terremoto anche attorno a noi, nel mondo del lavoro, nella nostra famiglia, fra gli amici e i conoscenti. Far uscire il Vangelo dalla chiese per calarlo nella vita e nelle scelte provoca sempre dei bei problemi e delle reazioni. Non seguire il pensiero comune, egoista e narcisista, significa, perlomeno, attirarsi se non la violenza dei gesti almeno la violenza delle parole. Perciò siamo chiamati noi per primi ad esercitare una santa violenza, cioè uno sforzo poderoso per combattere la nostra pigrizia mentale e la nostra ipocrisia. Il Vangelo ci cambia la vita, la illumina, certo, ma è uno sforzo che richiede determinazione e convinzione. E costa fatica. Una “violenza” verso noi stessi che è la conversione, l’opera di radicale cambiamento che operiamo nelle nostre vite concrete.

 


Venerdì 13 dicembre 2024

Santa Lucia, vergine e martire

Siracusa, III secolo – Siracusa, 13 dicembre 304 – La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando. Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un’epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già nel 384 sant’Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un’altra a Roma. 

Liturgia della Parola  > Is 48,17-19; Sal 1; Mt 11,16-19

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie»

…è MEDITATA

È difficile salvare chi non si lascia coinvolgere. È come se qualcuno sta annegando, e i soccorritori gli chiedono di allungare le braccia e di farsi afferrare, ma non trovano collaborazione da parte sua. La pigrizia, l’indifferenza, e la mancanza di passione che tante volte alimentiamo nella nostra quotidianità, ci fa perdere l’esperienza della Grazia di Dio. Gesù è un fuoco che accende, brucia, illumina e riscalda la vita, per questo il primo sintomo dell’esperienza di fede è suscitare di nuovo persone appassionate. Se il cristianesimo non aiuta le persone a tornare ad appassionarsi della loro vocazione, di ciò che fanno, di ciò che gli è dato vivere, allora quel cristianesimo è così innocuo che non porta nemmeno salvezza. Molte volte incolpiamo le modalità con cui riceviamo il Vangelo, ma Gesù sembra smentire questo capro espiatorio:
“È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori”.
Chi non vuole lasciarsi coinvolgere ha sempre una buona scusa per giustificare la propria inerzia, e le critiche fine a se stesse ne sono la prova.  

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E’ come se la festa nuziale a cui c’invita Gesù e il dono del perdono che ci apre al pentimento sincero ci trovassero indifferenti e distratti, né l’uno e né l’altro soddisfano i nostri desideri infantili e pretenziosi; ci ritroviamo incapaci di vedere nel nostro quotidiano l’armonia benedetta di Dio. A volte, se siamo onesti, siamo proprio così, come i bambini capricciosi mai contenti del gioco proposto.

…è PREGATA

Riempi di gioia e di luce il tuo popolo, o Signore, per l’intercessione gloriosa della santa vergine e martire Lucia, perché noi, che festeggiamo qui in terra la sua nascita al cielo, possiamo contemplare con i nostri occhi la tua gloria

…mi IMPEGNA

Per chi non vuole aderire alla fede c’è sempre un pretesto per rifiutarla; per chi vuole giustificare il proprio disimpegno e la propria immoralità c’è sempre una scusa da cercare costantemente negli altri, in qualcuno che a torto o a ragione agisce come noi o peggio di noi. 

 


Sabato 14 dicembre 2024

San Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa

Sembra sia nato nel 1540, a Fontiveros (Avila, Spagna). Rimase orfano di padre e dovette trasferirsi con la mamma da un luogo all’altro, mentre portava avanti come poteva i suoi studi. A Medina, nel 1563, vestì l’abito dei Carmelitani. Ordinato sacerdote nel 1567 dopo gli studi di filosofia e teologia fatti a Salamanca, lo stesso anno si incontrò con santa Teresa di Gesù, la quale da poco aveva ottenuto dal priore generale Rossi il permesso per la fondazione di due conventi di Carmelitani contemplativi (poi detti Scalzi), perchè fossero di aiuto alle monache da lei istituite. Il 28 novembre 1568 Giovanni fece parte del primo nucleo di riformati a Duruelo, cambiando il nome di Giovanni di San Mattia in quello di Giovanni della Croce. Vari furono gli incarichi entro la riforma. Dal 1572 al 1577 fu anche confessore-governatore del monastero dell’Incarnazione di Avila. Venne erroneamente incolpato e incarcerato per otto mesi per un incidente interno al monastero. Fu in carcere che scrisse molte delle sue poesie. Morì a 49 anni tra il 13 e il 14 dicembre 1591 a Ubeda.

Liturgia della Parola > Sir 48,1-4.9-11; Sal 79; Mt 17,10-13

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

…è MEDITATA

Era convinzione generale, ai tempi di Gesù, che il Messia sarebbe stato preceduto dal ritorno del profeta Elia.
Questo segno, nell’immaginario collettivo, sarebbe stato la prova inconfutabile della venuta del Messia. Ecco perché nel Vangelo di oggi i discepoli domandano:
«Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?».
Gesù risponde loro che non solo questa cosa è vera, ma che Elia è già venuto e lo hanno fatto fuori. Era Giovanni Battista l’Elia che tutti attendevano, ma è finito con la testa tagliata. Il grande profeta che avrebbe dovuto preparare la via del signore finisce morto come la maggior parte dei veri profeti, e come paradossalmente succederà anche allo stesso Messia. Il Vangelo di oggi sembra suggerirci che tutti siamo sempre in attesa di un segno che ci aiuti a discernere qual è la cosa giusta da fare, ma molto spesso i segni che ci aspettiamo sono segni spettacolari, segni incontrovertibili, ma la verità è che i segni sono solo segni, e molto spesso ci lasciano talmente tanto liberi da poterli persino ignorare o bistrattare. C’è bisogno invece di una grande sensibilità interiore nell’accorgerci di ciò che il Signore ci manda come segno per indicarci la strada senza però mai sostituirsi alla nostra libertà. Chiedere a Dio di essere così esplicito da toglierci le nostre scelte non è in fondo un buon affare. Oggi chiediamo occhi per riconoscere quell’Elia nascosto dietro i Giovanni Battista di cui è popolata la nostra vita.

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Con la sua testimonianza Giovanni ci indica Gesù, ci invita a seguirlo, e ci dice senza mezzi termini che questo richiede umiltà, pentimento e conversione: è un invito che fa all’umiltà, al pentimento e alla conversione.

…è PREGATA

O amabilissimo San Giovanni della Croce, anima eccelsa irradiata dalla luce di Dio, proteggi le nostre povere anime, preoccupate dai beni terreni, e insegnaci la via stretta e ardua che conduce al Monte del Signore. Fa’ che comprendiamo il valore delle realtà divine, e la fragile labilità di tutte le cose umane. Tu che sei il padre degli spirituali, il patrono dei mistici, il maestro della contemplazione e la guida alle più sublimi forme di orazione, infondi energia e slancio al nostro spirito, affinché, con l’aiuto della grazia impariamo ad amare Dio sulla terra per poi giungere a goderlo eternamente nella patria beata del Regno. Amen

 …mi IMPEGNA

Coltivare la propria interiorità, prepararsi al Natale significa, appunto, vivere con profondità il momento presente, senza dover dire un giorno: non me ne sono accorto. Dio opera continuamente nella nostra vita, anche negli eventi faticosi e quotidiani, stiamo attenti a non vivere con superficialità, ma fissiamo lo sguardo sul Dio che viene. E cerchiamo, oggi, di vedere i tanti segni profetici che ci circondano preparandoci al Natale! Ma chi è il nostro Giovanni Battista, qual è la voce che grida alle nostre orecchie? E’ il Vangelo. Sì, la Parola di Dio libera i nostri cuori da ogni asprezza, da ogni voragine e da ogni montagna per essere pronti ad accogliere il Signore che viene

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Vieni Signore Gesù…
Quando il nostro cuore si svuota della speranza
e si riempie di scoraggiamento.
Quando il nostro cuore si svuota dell’amore
e si riempie di rancore.
Quando il nostro cuore si svuota della luce
e si riempie di incertezze sulle scelte da fare.
Quando il nostro cuore è stanco e affaticato
per il peso della croce che portiamo.
Quando il nostro cuore si svuota della Grazia
e si riempie del peccato.
Quando il nostro cuore non ti riconosce
e non ti vede nella vita quotidiana,
e si riempie di sfiducia
Vieni Signore Gesù…

 

 


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