Sete di Parola di questa settimana

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Sete di Parola dal 21 al 27 aprile 2024

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Preleva Sete di Parola della 4ª Settimana  (21 – 27 aprile 2024)  del Tempo di Pasqua dell’Anno B (107 Kbyte)


4ª Settimana del Tempo di Pasqua – Anno B 

a cura di Don Claudio Valente


Domenica, 21 aprile 2024

Giornata mondiale delle vocazioni

Liturgia della Parola > At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

 …è MEDITATA

Io sono il buon pastore! Per sette volte Gesù si presenta: “Io sono” pane, vita, strada, verità, vite, porta, pastore buono. E non intende “buono” nel senso di paziente e delicato con pecore e agnelli; non un pastore, ma il pastore, quello vero, l’autentico. Non un pecoraio salariato, ma quello, l’unico, che mette sul piatto la sua vita. Sono il pastore bello, dice letteralmente il testo evangelico originale. E noi capiamo che la sua bellezza non sta nell’aspetto, ma nel suo rapporto bello con il gregge, espresso con un verbo alto che il Vangelo oggi rilancia per ben cinque volte: io offro! Io non domando, io dono. Io non pretendo, io regalo. Qual è il contenuto di questo dono? Il massimo possibile: “Io offro la vita”. Molto di più che pascoli e acqua, infinitamente di più che erba e ovile sicuro. Il pastore è vero perché compie il gesto più regale e potente: dare, offrire, donare, gettare sulla bilancia la propria vita.
Ecco il Dio-pastore che non chiede, offre; non prende niente e dona il meglio; non toglie vita ma dà la sua vita anche a coloro che gliela tolgono. Cerco di capire di più: con le parole “io offro la vita” Gesù non si riferisce al suo morire, quel venerdì, inchiodato a un legno. “Dare la vita” è il mestiere di Dio, il suo lavoro, la sua attività inesausta, inteso al modo delle madri, al modo della vite che dà linfa al tralci (Giovanni), della sorgente che zampilla acqua viva (Samaritana), del tronco d’olivo che trasmette potenza buona al ramo innestato (Paolo). Da lui la vita fluisce inesauribile, potente, illimitata. Il mercenario, il pecoraio, vede venire il lupo e fugge perché non gli importa delle pecore. Al pastore invece importano, io gli importo. Verbo bellissimo: essere importanti per qualcuno! E mi commuove immaginare la sua voce che mi assicura: io mi prenderò cura della tua felicità. E qui la parabola, la similitudine del pastore bello si apre su di un piano non realistico, spiazzante, eccessivo: nessun pastore sulla terra è disposto a morire per le sue pecore; a battersi sì, ma a morire no; è più importante salvare la vita che il gregge; perdere la vita è qualcosa di irreparabile. E qui entra in gioco il Dio di Gesù, il Dio capovolto, il nostro Dio differente, il pastore che per salvare me, perde se stesso.
L’immagine del pastore si apre su uno di quei dettagli che vanno oltre gli aspetti realistici della parabola. Sono quelle feritoie che aprono sulla eccedenza di Dio, sul “di più” che viene da lui, sull’impensabile di un Dio più grande del nostro cuore. Di questo Dio io mi fido, a lui mi affido, credo in lui come un bambino e vorrei mettergli fra le mani tutti gli agnellini del mondo

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Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù,
per questo ci conosci fino in fondo, uno per uno, con i nostri slanci e le nostre fatiche, le nostre fragilità e le nostre risorse. Per questo ti mostri esigente
quando ci lasciamo afferrare dalla pigrizia, e dolce e compassionevole quando ci troviamo in difficoltà.
Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù,
perché ti metti davanti a tutti, ci guidi alle sorgenti della vita, ci fai conoscere il volto del Padre.
Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù,
perché sei pronto a dare la vita, a far di tutto per difenderci, a costo di esporti a pericoli mortali, a costo di soffrire sofferenze terribili.
Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù,
perché ci ami di un amore smisurato e non puoi sopportare che neppure uno si perda e rovini la sua vita. E’ bello, mio Signore, lasciarsi guidare da te,
è bello darti fiducia e assecondare le tue indicazioni, è bello sentire su di noi il tuo sguardo attento e benevolo. E’ bello, mio Signore, affidarti la mia vita, e vivere per te ed assieme a te un’avventura entusiasmante che approda all’eternità.

…è PREGATA

Dio, nostro Padre, che in Cristo buon pastore ti prendi cura delle nostre infermità, donaci di ascoltare oggi la sua voce, perché, riuniti in un solo gregge, gustiamo la gioia di essere tuoi figli.

 … mi IMPEGNA

Solo con un supplemento di vita, la sua, potremo battere coloro che amano la morte, i lupi di oggi. Anche noi, di­scepoli che vogliono come lui sperare e costruire, dare vita e liberare, siamo chiamati ad assumere il ruolo di ‘pastore buono’, cioè forte, bello, ve­ro, di un pur minimo gregge che ci è consegnato: la famiglia, gli amici, coloro che si af­fidano a noi. Nel vivere quo­tidiano, ‘dare la vità signifi­ca per prima cosa dare del nostro tempo, la cosa più ra­ra e preziosa che abbiamo, es­sere tutto per l’altro, in ascol­to attento, non distratti, oc­chi negli occhi. Questo è dir­gli: tu mi importi.

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Preghiera per le vocazioni

Gesù, Figlio di Dio, in cui dimora
la pienezza della divinità,
Tu chiami tutti battezzati “a prendere il largo”,
percorrendo la via della santità.
Suscita nel cuore dei giovani
il desiderio di essere nel mondo di oggi
testimoni della potenza del tuo amore.
Riempili con il tuo Spirito di fortezza e di prudenza
che li conduca nel profondo del mistero umano
perché siano capaci di scoprire
la piena verità di sé e della propria vocazione.
Salvatore nostro,
mandato dal Padre per rivelarne
l’amore misericordioso,
fa’ alla tua Chiesa il dono di giovani
pronti a prendere il largo,
per essere tra i fratelli manifestazione
della tua presenza che rinnova e salva.
Vergine Santa, Madre dei Redentore,
guida sicura nel cammino verso Dio e il prossimo,
Tu che hai conservato le sue parole nell’intimo del cuore,
sostieni con la tua materna intercessione
le famiglie e le comunità ecclesiali,
affinché aiutino gli adolescenti
e i giovani a rispondere
generosamente alla chiamata del Signore.
Amen.
 San Giovanni Paolo II

 


Lunedì, 22 aprile 2024

Liturgia della Parola > At 11,1-18; Sal 41 e 42; Gv 10,1-10

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

…è MEDITATA

C’è un particolare di questo testo che attira sempre l’attenzione. Il buon pastore ripete per due volte  che conduce le pecore “fuori” dal recinto. Strano… Istintivamente mi verrebbe da pensare che il pastore voglia soprattutto chiudere al sicuro le sue pecore dentro un recinto ben protetto. Invece no. Gesù ci conduce “fuori”. Fuori dalla chiusura del peccato. Fuori dai pettegolezzi e dalle piccolezze dei nostri giudizi.
Fuori dai nostri egoismi e dalle nostre presunzioni. Fuori dalle secche di una religiosità fatta di pratiche sterili.
Gesù ci conduce “fuori” e si mette davanti a noi. Questo ci fa capire che l’esperienza cristiana autentica non si fonda su un intruppamento dentro i recinti dell’osservanza, ma su un cammino serio e sereno sui passi di Gesù. Il cristianesimo è troppo spesso ridotto ad un ricettario di comportamenti morali e la stragrande maggioranza dei cristiani vive la sua fede come una «cosa da fare», come un adempimento di precetti. La Parola di oggi dice una cosa ben diversa (per fortuna!): il cristiano è chi segue Gesù, è chi sceglie Lui come suo unico pastore! La fede allora non è semplicemente fare o non fare qualcosa, rispettare una regola in più o in meno, ma è incontrare Qualcuno che ti ribalta la vita e te la riempie di gioia!

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Seguire Gesù significa «consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza, con i fratelli e le sorelle. E questa comunione di vita con Gesù il “luogo” privilegiato dove sperimentare la speranza e dove la vita sarà libera e piena.

…è PREGATA

O Padre, fa’ sorgere fra i cristiani numerose e sante vocazioni al sacerdozio, che mantengano viva la fede e custodiscano la grata memoria del tuo Figlio Gesù mediante la predicazione della sua parola e l’amministrazione dei Sacramenti con i quali tu rinnovi continuamente i tuoi fedeli. Donaci santi ministri del tuo altare, che siano attenti e fervorosi custodi dell’Eucaristia, sacramento del dono supremo di Cristo per la redenzione del mondo. Chiama ministri della tua misericordia, che, mediante il sacramento della Riconciliazione, diffondano la gioia del tuo perdono. Fa’, o Padre, che la Chiesa accolga con gioia le numerose ispirazioni dello Spirito del Figlio tuo e, docile ai suoi insegnamenti, si curi delle vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata. Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e tutti i battezzati in Cristo, affinché adempiano fedelmente la loro missione al servizio del Vangelo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen. Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!  Benedetto XVI

 … mi IMPEGNA

Come riusciamo a riconoscere la presenza del Signore nella nostra vita? Proprio dalla sua voce, dalla Parola che meditiamo quotidianamente e che è diventata il faro della nostra vita, la bussola per le nostre scelte. Meditare e conoscere la Parola ci permette di riconoscere il Signore nelle cose che facciamo, nelle scelte da compiere, senza farci deviare dalle seduzioni dei mercenari.

 


Martedì, 23 aprile 2024

SAN GIORGIO MARTIRE

Giorgio morì martire nel secolo IV a Lidda presso l’attuale Tel Aviv in Israele dove si trova la sua tomba. La tradizione lo raffigura come cavaliere che lotta contro un drago, con allusione al martirio e alla fede che trionfa sul persecutore. La devozione a san Giorgio a Genova è attestata da chiese a lui dedicate già prima del mille. Egli fu patrono dell’antica repubblica di Genova, detta “Repubblica di San Giorgio” ed è tuttora patrono secondario della città.

Liturgia della Parola > Luca 9, 23-26

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù a tutti diceva: Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.  Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. 

 …è MEDITATA

Dai «Discorsi» di san Pier Damiani, vescovo – La festa odierna, o carissimi, raddoppia la letizia della gloria pasquale e, come gemma preziosa, fa risplendere con la bellezza del suo splendore, l’oro in cui è incastonata. Egli passò evidentemente dall’uno all’altro servizio militare. Cambiò l’ufficio di tributo con la milizia cristiana. Nei nuovi ranghi si comportò come valoroso soldato. Distribuendo tutto ai poveri si liberò prima di tutto del peso dei beni terreni, e così libero e sciolto e ricoperto della corazza della fede si gettò come ardimento guerriero di Cristo nel bel mezzo della mischia.
Con queste parole siamo edotti che non possono combattere fortemente e convenientemente coloro che temono ancora di spogliarsi dei beni della terra. Invece san Giorgio, acceso dal fuoco dello Spirito Santo e invincibilmente premunito del vessillo della croce, combatté contro il re dell’iniquità. Vinse il capo di tutti i malvagi nei suoi satelliti, ed infuse coraggio e valore nel cuore dei soldati di Cristo. Alla battaglia era presente, anche se invisibile, il generale supremo. E’ lui, del resto, che per il suo piano particolare permette di infierire alla banda degli empi. E se consegnò nelle mani dei carnefici il suo martire, tuttavia ne custodì, difese e protesse validamente l’anima che si appoggiava sulla rocca inespugnabile della fede. Carissimi fratelli, non ammiriamo soltanto questo combattente della milizia celeste, ma imitiamolo anche. Eleviamo il nostro spirito al premio della gloria celeste. Fissi ad esso nella contemplazione nulla potrà farci deviare né il sorriso allettante delle seduzioni, né il fremere minaccioso delle persecuzioni. Secondo il comando di Paolo purifichiamoci nel corpo e nello spirito. Un giorno così potremo entrare nel tempio della felicità, che ora contempliamo solo con lo sguardo della mente. Inoltre chiunque cerca di consacrare se stesso a Dio nella tenda di Cristo che è la Chiesa, dopo che è stato lavato al fonte battesimale, deve indossare le vesti della virtù, come sta scritto: «I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia». Colui che nasce uomo nuovo in Cristo nel battesimo, non indossi più la divisa della mortalità, ma deponga l’uomo vecchio, si rivesta del nuovo e viva in esso, tenendo un nuovo stile di condotta pura e santa. Soltanto così, cioè se purificati dallo squallore dell’antico peccato e fulgenti nello splendore della nuova esistenza, potremo celebrare degnamente il mistero pasquale ed imiteremo veramente l’esempio dei martiri.

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Oggi la Chiesa è Chiesa di martiri: loro soffrono, loro danno la vita e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza». E ci sono anche i martiri nascosti, quegli uomini e quelle donne fedeli alla forza dello Spirito Santo, alla voce dello Spirito, che fanno strade, che cercano strade nuove per aiutare i fratelli e amare meglio Dio. E per questa ragione vengono sospettati, calunniati, perseguitati da tanti sinedri moderni che si credono padroni della verità. Oggi ci sono tanti martiri nascosti e tra loro ce ne sono numerosi che per essere fedeli nella loro famiglia soffrono tanto per fedeltà.  Papa Francesco

…è PREGATA

O Padre, magnificando la tua potenza noi ti supplichiamo: il martire san Giorgio, che imitò la passione del Signore, sia ora efficace sostegno alla nostra debolezza.

 …mi IMPEGNA

L’eredità viva dei martiri dona oggi a noi pace e unità. Essi ci insegnano che, con la forza dell’amore, con la mitezza, si può lottare contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza la pace. E allora possiamo così pregare: O Signore, rendici degni testimoni del Vangelo e del tuo amore; effondi la tua misericordia sull’umanità rinnova la tua Chiesa, proteggi i cristiani perseguitati, concedi presto la pace al mondo intero. Papa Francesco

 


Mercoledì, 24 aprile 2024

Liturgia della Parola > At 12,24-13,5; Sal 66; Gv 12,44-50

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù esclamò:«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

…è MEDITATA

L’affermazione che Gesù dice nel Vangelo di oggi ci dona una chiave di lettura molto bella della nostra vita. Il valore della luce è proprio quello di fare arretrare le tenebre. Credere in Gesù significa lasciarlo essere quella luce che fa arretrare le tenebre dentro cui molte volte ci sentiamo prigionieri. Sono tenebre che ci tengono in ostaggio di ragionamenti che non ci lasciano respirare e ci condannano all’ansia e al panico. Sono le tenebre di alcuni sentimenti ed emozioni che ci tirano sempre verso il basso. Sono le tenebre delle nostre scelte sbagliate che ci fanno cercare nel peccato la felicità che può darci invece solo l’amore. In un inno della liturgia delle ore così cantiamo: “Senza te siam sommersi in un gorgo profondo di peccati e di tenebre”. Ha ragione Gesù nel gridare questa verità: vivere senza di Lui significa vivere al buio. Ma molto volte facciamo fatica a farlo entrare perché abbiamo paura di accendere la luce. Abbiamo paura di essere condannati, di non essere più degni di amore, di scoprire tutto ciò che di brutto ci abita. Ma è Gesù stesso a rassicurarci:
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo”.
Gesù non è venuto per condannare ma per salvare. In Lui non troviamo un giudizio di condanna ma un’esperienza di misericordia. È la misericordia di un amore che ci viene a cercare nel nostro buio. Forse dovremmo imparare a fare spazio a questa luce, a lasciare che l’esperienza dell’incontro con Lui ci porti man mano a rivelarci, ad accendere la luce su ciò che teniamo nascosto. Chi lascia entrare Cristo sperimenta una vita che possiamo definire autentica.

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Quando manca la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione. È urgente perciò recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede, che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. Enciclica LUMEN FIDEI papa francesco

…è PREGATA

O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo, perché coloro che hanno sete dei  beni da te promessi siano sempre ricolmati dell’abbondanza dei tuoi doni.

 … mi IMPEGNA

Quante volte siamo pure noi ciechi di fronte alla luce del Signore, di fronte al sole della verità. Ma per entrare nella chiarezza luminosa di Dio è necessario attivarsi, rendersi trasparenti nella propria vita, aprire le porte del cuore. 
La luce proviene dalla preghiera, dallo studio quotidiano delle Scritture, dal digiuno e dal servizio, dal vivere il Vangelo e dall’obbedienza ai comandamenti”.

 


Giovedì, 25 aprile 2024

San Marco, evangelista

Ebreo di origine, nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sè nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l’apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 san Paolo ci dà l’ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi». L’evangelista probabilmente morì nel 68, di morte naturale, secondo una relazione, o secondo un’altra come martire, ad Alessandria d’Egitto. Gli Atti di Marco (IV secolo) riferiscono che il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell’828 nella città della Venezia.

Liturgia della Parola > 1Pt 5,5b-14; Sal 88; Mc 16,15-20

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

…è MEDITATA

La missione che Gesù risorto ci affida è la sua stessa missione; i segni che accompagnano questo incarico sono gli stessi che Gesù aveva compiuto nella sua vita. Adesso noi siamo i testimoni suoi ed è nel Suo Nome che annunciamo la salvezza, noi che abbiamo creduto e per Lui siamo stati salvati. Chi ha ricevuto la salvezza non può rimanere fermo, la Salvezza ci porta al movimento della novità continua che è lo stesso mandato di Cristo. La Chiesa diviene missionaria con l’invio di Cristo Risorto: «Andate! Proclamate!». Qui siamo coinvolti anche tutti noi! Essere missionario è la essenza del cristiano. Questo mandato missionario’ di Gesù inizia con il verbo «andare», e i discepoli “usciti predicarono dappertutto”. La missione presuppone sempre anche un uscire da sé stessi, dal proprio mondo, dai propri interessi, per avventurarsi in ambienti nuovi, fra gente nuova. Ce lo ha ricordato sovente il nostro Papa Francesco con la sua espressione caratteristica, divenuta ormai proverbiale, della “Chiesa in uscita”. Recuperiamo e accresciamo il fervore, «la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime […] Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo». La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria. In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare.

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La voce di un monaco martire del I secolo
E’ tuo dono, Signore, l’averci scelti a predicare il vangelo del tuo Cristo, a incitare i fratelli alle buone opere e a compiere quanto ti è gradito. San Cirillo

…è PREGATA

O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione del Vangelo, concedi a noi di imparare dal suo insegnamento a seguire fedelmente le orme di Cristo. 

 … mi IMPEGNA

Marco oggi inoltre ci ricorda la missione che Gesù ci ha consegnato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”! E’ un appello a vivere prima di tutto in noi questa consegna, per poi poter portare a tutti la Bella Notizia che è Gesù, “con la vita e se necessario anche con le parole”.  (S. Francesco).
In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada.

 


Venerdì, 26 aprile 2024

Liturgia della Parola > At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

…è MEDITATA

No Maestro, non è turbato il nostro cuore. Lo teniamo saldo in te, lo affidiamo totalmente alla tua compassione, te lo lasciamo in dono, in pegno, balordo e sanguinante quale è. No, Maestro, non sappiamo dove vai, non sappiamo dove sei, non sappiamo riconoscerti anche se il profumo della tua presenza ancora persiste nella nostra stanza interiore. No, Maestro, non ci scoraggiamo, proprio come fa Tommaso, il più credente fra i Dodici, colui che ti ha seguito nella Gerusalemme che ti voleva uccidere, che ha faticato a crederti vivo a causa dell’incoerenza dei testimoni che glielo annunciavano. Sì, Signore, noi crediamo che tu sei la strada che ci porta verso Dio, l’unico accesso all’unico vero Dio. Sì, noi crediamo che tu ci porti alla verità intera, di noi stessi e di Dio, del mondo e della Storia. Sì, Maestro, noi ti professiamo datore di vita, la vita stessa. Non è turbato il nostro cuore perché confida immensamente in te. Ma tu sostieni la nostra debolezza, rafforza la nostra fragile fiducia, incoraggia il nostro lento cambiamento e la nostra conversione sempre e solo abbozzata. Noi crediamo che ci hai tenuto un posto nel cuore di Dio.

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Colui che ha detto:”Io sono la Via, la Verità, la Vita”, non illude, non delude, non ci tradisce mai! La Sua Parola è Luce, la Sua Parola è Verità, la Sua Parola è balsamo di guarigione per le ferite più profonde dell’anima! Il Signore Gesù è la VIA per la pienezza di Gioia e di Pace che il cuore di ogni uomo cerca.  Chiara Amirante

…è PREGATA

Ti rendo grazie, Signore, per il conforto della Tua presenza: anche nella solitudine, sei la mia speranza, la mia fiducia; fin dalla giovinezza, mia roccia e mia fortezza tu sei! Sostienimi nella debolezza, e donami di vivere in pienezza ogni istante che mi doni, nella certezza che sei con me ogni giorno
fino alla fine del mondo. Cristo Gesù, quando tutto è oscurità e sentiamo la nostra debolezza e impotenza, donaci di sentire la tua presenza, il tuo amore e la tua forza. Aiutaci ad avere una fiducia totale nel tuo amore che protegge e nel tuo potere che rafforza, perché nulla possa spaventarci o preoccuparci, perché vivendo accanto a te vedremo la tua mano, i tuoi obiettivi e la tua volontà in tutte le cose
.

 …mi IMPEGNA

Posso benissimo sapere molto a proposito della fede, e anche condividere molto questa conoscenza con altri, senza mai compiere il passo decisivo della fede, che implica sempre un abbandono esistenziale a Gesù.
Agisci con la migliore competenza e diligenza, come se tutto dipendesse da te.
Ma insieme confida nella forza e nell’aiuto di Dio, sapendo che tutto ti è donato da lui.

 


Sabato, 27 aprile 2024

Liturgia della Parola > At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

…è MEDITATA

“Nessuno ha mai visto Dio”, scrive Giovanni nella sua prima lettera. Ebbene, Gesù ce lo rivela. Se vogliamo vedere il volto di Dio, basta vedere Gesù; se vogliamo conoscere il pensiero di Dio, è sufficiente conoscere il Vangelo; se vogliamo capire il modo d’agire di Dio, dobbiamo osservare il comportamento di Gesù. I discepoli hanno solo questa immagine di Dio: un Dio che fa risorgere i morti, che si fa bambino pur di starci accanto, che piange sull’amico morto, che cammina per le vie degli uomini, che si ferma, che guarisce e che si appassiona per tutti. È davvero il Padre di tutti e particolarmente dei più deboli.
Gesù svela il volto del Padre. Il volto di Dio. Il Dio che Gesù racconta, è il Dio che, stanco, di essere frainteso si fa uomo, corpo, sguardo. Un Dio che suda e impara, si stanca e ride, fa festa e lutto, lavora e gioisce della famiglia e dell’affetto dei suoi. Un Dio che si piega sull’umanità ferita, come un buon samaritano versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza, che si prende in carico l’uomo dolorante e lo conduce alla locanda del regno. Un Dio che si commuove alle lacrime, che ama l’amicizia e l’accoglienza, che sceglie di donarsi fino in fondo, che non ha paura del rischio, che vuole morire per sigillare le parole “ti amo” rivolte a ciascuno di noi, che piange di paura e chiede qualcuno che lo ascolti, che pende nudo da una croce. Gesù ci svela il volto di un Dio paziente, silenzioso,  rispettoso dell’uomo.

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La voce di un Dottore della Chiesa
Insegnami a cercarti e mostrati a me che ti cerco. Io non posso cercarti se tu non m’insegni, né trovarti se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti, che ti desideri cercandoti, che ti trovi amandoti, e che ti ami trovandoti. Sant’Anselmo

…è PREGATA

O Dio, che nella solennità della Pasqua agisci per la salvezza del mondo, continua a elargire alla Chiesa la tua benevolenza  perché, fedele ai tuoi comandamenti nella vita presente, possa giungere alla pienezza della gioia eterna.

…mi IMPEGNA

Se non altro, credetelo per le opere stesse.
E le mie opere raccontano la mia fede?

 

 

 

 


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