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26ª Settimana del Tempo Ordinario
29 settembre – 5 ottobre 2024
Senza confini
«Chi non è contro di noi è per noi». Com’è liberante e leggera questa frase di Gesù. Abbatte i muri, apre i confini, rende merito e giustizia al meglio dell’umanità.
C’è un uomo che scaccia i demoni nel nome di Gesù, ma non appartiene al gruppo dei seguaci. Per gli Apostoli è sbagliato. Vorrebbero fermarlo e chiedono il parere del Maestro, che non ha dubbi. Chi compie meraviglie nel nome di Dio non può essere lontano da Lui.
Era un’idea già presente nell’Antico Testamento, nel curioso episodio della prima lettura che risale all’alleanza tra Dio e il popolo sul monte Sinai. Mosè riunisce settanta anziani, perché portino con lui il peso del governo del popolo. Essi, nella tenda del convegno, ricevono lo Spirito, e possono parlare ufficialmente di Dio alla gente. Ma lo stesso dono raggiunge due persone all’esterno, nell’accampamento. Per il giovane Giosuè non è tollerabile. Ma Mosè lo rimprovera: lo Spirito si dona a chi vuole, tutti possono essere testimoni di Dio.
Sì, oggi può valere per coloro che non frequentano le nostre comunità, o non sono pienamente allineati alle regole; per coloro che appartengono ad altre confessioni o religioni, o persino per chi si ritiene non credente. Se portano frutti degni di Dio, in amore, giustizia e pace, sono benedetti da Lui. Viaggiamo nella stessa direzione, apprezziamoli e camminiamo insieme.
SOGNO ECUMENICO
Anch’io ho un sogno, Signore.
Forse lo stesso che avevi Tu,
quando pregasti perché fossimo una cosa sola.
Vorrei incontrare, davvero, il fratello ortodosso
e imparare da lui la pazienza dell’attesa,
l’amore per la liturgia, la pace del pellegrino.
Vorrei incontrare, davvero, il fratello luterano
e imparare da lui la passione per la Parola,
l’approfondimento della dottrina, il desiderio di libertà.
Vorrei incontrare, davvero, il fratello testimone di Geova,
e imparare da lui l’insistenza dell’annuncio,
la fede convinta, l’impegno nella sua comunità.
Vorrei incontrare, davvero, il fratello musulmano
e imparare da lui il pragmatismo della religione,
la fedeltà nella preghiera, l’abbandono nelle mani di Allah.
Vorrei incontrare, davvero, il fratello induista
e imparare da lui la fiducia nel destino,
la sacralità della vita, l’abitudine alla meditazione.
Vorrei incontrare, davvero, il fratello cosiddetto primitivo
e imparare da lui la saggezza delle cose semplici,
l’arte di arrangiarsi, la purezza della spiritualità.
Vorrei incontrare, davvero, il fratello ateo
e imparare da lui a vivere come se Dio non esistesse,
senza alibi e aiuti esterni, per la sola verità della vita.
Vorrei incontrare, davvero, il cattolicesimo,
che per sua etimologia vuol dire universale,
senza rinnegare nulla di ciò che è,
senza pretendere che altri vengano sotto il suo tetto,
senza girare le differenti architetture come un turista,
senza rubare le idee più belle per farle proprie.
Ma vorrei che sotto ogni tetto
ciascuno potesse sentirsi a casa. A casa tua, o Dio.
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